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Che cosa è il Primal?

di Ayzad, scrittore ed esperto di BDSM e sessualità atipica

CHE COSA E’…IL PRIMAL

La traduzione della parola inglese ‘primal’ è ‘primordiale’ – un termine strano da associare alla sessualità, ma che indica un intero filone che conta sempre più appassionati. Sui social network dedicati all’eros alternativo ‘primal’ appare addirittura spesso fra i ruoli con cui è possibile identificarsi, alla stessa stregua di ‘dominante’, ‘masochista’ o ‘feticista’. In alcuni casi ha persino una ulteriore suddivisione in ‘predator’ (ovviamente: ‘predatore’) e ‘prey’ (cioè ‘preda’). Vediamo quindi di cosa si tratta più in dettaglio.

SCATENA GLI ISTINTI PRIMORDIALI

Innanzitutto, come ogni forma di sessualità, il “genere primal” è sempre esistito. Dargli un nome specifico è stata una innovazione recente, nata più per comodità di comunicazione che altro. Questo fenomeno e la sua recente diffusione sono strettamente connessi all’uso di Internet, che ha dato una casa a ogni nicchia erotica e ai suoi appassionati di ritrovarsi e incontrarsi con una facilità impensabile solo pochi anni fa.

Il principio di fondo delle pratiche primal è accedere ai propri istinti primordiali, concedendosi la possibilità di regredire a un modo di relazionarsi più animalesco, decisamente meno intellettuale di quello cui siamo abituati nella società contemporanea. Anche fra appassionati non c’è un grande accordo su come si manifesti questo approccio, ma in generale tutto si basa su un accordo temporaneo fra i partner: “in questo spazio e tempo di gioco interrompiamo ogni giudizio su noi stessi e l’uno dell’altro; lasciamo scatenare l’istinto senza preoccuparci di avere buone maniere o doverci dimostrare l’amore e il rispetto che sappiamo di provare fra noi. Vediamo cosa succede se abbandoniamo ogni inibizione, e rimandiamo le coccole e il dialogo a dopo la fine dei giochi”.

PREDE E PREDATORI

In molti casi questo è già sufficiente a far emergere dinamiche molto diverse da un tradizionale incontro di sesso. Con la scomparsa di ogni ruolo preconcetto, per esempio, è molto frequente che si metta in discussione anche “chi scopa chi”, dando il via a una vera e propria competizione in cui i partner lottano fisicamente per predominare l’uno sull’altro. Tutto si svolge chiaramente con il buon senso di adulti che non vogliono realmente farsi del male, ma non esiste alcun limite agli strumenti possibili: colpi, prese, leve articolari, arti marziali, graffi, morsi, tirate di capelli e così via. Nelle tecniche di dominazione sessuale rientrano anche la seduzione, l’inganno e l’uso del linguaggio… ma tali raffinatezze spesso soccombono davanti alla pura potenza – primordiale, appunto – di corpi finalmente liberi dalle convenzioni sociali.

Non solo: moltissimi appassionati di sesso primal si liberano addirittura della propria identità umana, e accedono a quella che si potrebbe definire la loro “forma animale”. Anche qui non esiste una identità di vedute sulla cosa: ognuno la vive a modo suo, ma alcune modalità sono più frequenti di altre.

Una è comportarsi consapevolmente come un animale di propria scelta. Il gioco non è molto diverso da quello di quando, da bambini, dicevamo «facciamo che io ero una lepre e tu un leone», per esempio, assumendo poi tutte le movenze e gli atteggiamenti di quelle creature. Si tratta di una forma di gioco di ruolo – e se in questo caso lo svolgimento è abbastanza prevedibile, le cose cambiano per esempio con “giaguaro e pantera”, “squalo e vipera”, “ragno ed elefante”… o qualsiasi esperimento possa suggerire la fantasia. Ma ci sono anche ben altre varianti.

QUAL E’ IL TUO SPIRITO GUIDA

La variante più misticheggiante del primal, nata dai gruppi new age californiani, tira in ballo nientemeno che gli “animali guida”. Riassumendo al massimo: le persone seguono un proprio percorso individuale (scelto fra centinaia proposte agli appassionati di questi approcci) attraverso il quale identificano la creatura più affine alla loro anima. A quel punto il sesso primal diventa l’incontro di questi spiriti guida, vissuto dai partecipanti come se fossero solo corpi pilotati da forze arcane e, ovviamente, del tutto immaginarie.

O ancora: cosa succede quando il rapporto non avviene fra solo due persone ma in gruppi più ampi? Alcuni alfieri del primal in questi casi parlano di ‘branco’ e di ‘caccia’. Per il primo aspetto entrano in gioco le dinamiche di capobranco (o ‘individuo alfa’) e gregari, tramite quel genere di prove di forza e resistenza ben note a chiunque guardi i programmi del National Geographic; la caccia riguarda invece una o più prede.

I RISCHI DEL SESSO PRIMAL

Fin qui la parte bella del primal. Sarebbe irresponsabile però non citare anche i lati potenzialmente negativi, e l’interpretazione che dà la sessuologia di queste pratiche. La teoria più accreditata sostiene che ‘primal’ non sia altro che un alibi con cui le persone sessualmente represse cercano di legittimare (prevalentemente a se stesse) una libertà di comportamenti che, per educazione, cultura o altro, non riescono a vivere più serenamente. In altre parole, è come raccontarsi che «non è colpa mia: è stata la belva che è in me, e mi hai dato tu l’autorizzazione a lasciarla scatenare».

Ragionamenti come questi, che possono emergere anche in modo inconscio, rischiano di divenire problematici quando non sono accompagnati da una buona consapevolezza di sé, da un approccio etico ai rapporti e da un contatto ben saldo con la realtà – che può ridursi se per esempio si abusa di alcool o droghe. In questi casi, soprattutto se si è in più di due partner, il pericolo di eccessi o di perdere il controllo è molto concreto e va tenuto sempre in considerazione.