Contraccezione d’emergenza: l’importanza di una corretta informazione
di Eleonora Felisatti, Ostetrica
Il sesso sicuro e protetto è fondamentale per vivere serenamente e liberamente la propria sessualità; tuttavia, ignorare la possibilità che ci siano delle situazioni di rischio contraccettivo sarebbe sbagliato. Può infatti capitare che si rompa il profilattico, soprattutto se non ben conservato e non della taglia giusta, può capitare di dimenticare una pillola o di prendere dei farmaci che ne inibiscano l’efficacia ecc…
Quindi che fare? Disperarsi?! Sì, potrebbe essere la prima reazione, ma è importante essere consapevoli delle proprie opzioni “d’emergenza”.
Cos’è la contraccezione d’emergenza
Esiste una tipologia di contraccezione, definita proprio d’emergenza, che ci aiuta a gestire al meglio situazioni di rischio. Come ci dice il nome stesso essa è applicabile in tutte quelle condizioni di necessità e non può essere intesa come contraccezione abituale.
La contraccezione, infatti, si basa su un corretto counseling con professionisti della salute. In primis per permettere di conoscere i diversi metodi a disposizione; in secondo luogo per compiere una scelta adeguata e che si adatti meglio alle situazioni che si vivono nella sessualità. Solo così la contraccezione può definirsi davvero efficace.
Ma assunto tutto questo… che altre opzioni ci sono?
La contraccezione d’emergenza esiste in due forme differenti: i contraccettivi ormonali e il dispositivo intrauterino al rame.
Pillole del “giorno dopo”: contraccezione ormonale
La contraccezione ormonale è conosciuta ai più come “pillola del giorno dopo”, ma affinché sia efficace è importante comprendere il suo meccanismo. Vi sono infatti in Italia due pillole differenti, contenenti una il progenistinico Levonorgestrel e l’altra l’Ulipristal Acetato. Sono diverse dalle più note pillole contraccettive per il loro quantitativo di ormoni e perché, proprio per questo motivo, vengono assunte in un’unica somministrazione.
Il meccanismo d’azione
Entrambi i contraccettivi d’emergenza agiscono impedendo la fecondazione, ma differiscono per tempistiche d’efficacia. La pillola contenente Levonorgestrel è efficace solo quando il rapporto è avvenuto nei giorni che precedono l’ovulazione; l’Ulipristal Acetato ha invece uno spettro leggermente più ampio e può essere utilizzato anche se la donna è in fase ovulatoria. Sfortunatamente, se l’impianto è già iniziato, nessuna delle due pillole risulta efficace.
Ma tutto questo cosa significa?
Significa che entrambe le pillole sono tanto più efficaci quanto meno è il tempo che intercorre fra il rapporto a rischio e l’assunzione della contraccezione d’emergenza; ma se Levonorgestrel va assunta entro e non oltre le 72 ore dal rapporto a rischio, l’Ulipristal Acetato può essere assunta entro (ma non oltre) le 120 ore dal rapporto a rischio.
È inoltre importante ricordare che l’assunzione di questi farmaci non copre dal rischio di concepimento successivo, motivo per il quale è ancora più fondamentale munirsi di un metodo contraccettivo efficace per i rapporti successivi.
Effetti collaterali e svantaggi
Ora potrebbe venire spontaneo chiedersi se questi farmaci hanno degli svantaggi. Sicuramente possono evitare una gravidanza non desiderata, riducono il numero di interruzioni volontarie e non hanno effetti sulla fertilità futura.
Tuttavia, non proteggono dalle malattie sessualmente trasmissibili, ulteriore motivo per cui non vanno considerate come contraccezione “abituale”. Inoltre possono causare dolori mestruali, cefalea, nausea e tensione mammaria, motivo per cui è fortemente sconsigliato assumerle più volte in un mese.
La loro esistenza può essere considerata quindi come uno strumento immediato e pronto, che non deve però invogliare ad avere rapporti sessuali non protetti e consapevoli.
È necessaria la prescrizione?
In ultimo, è doveroso ricordare che in Italia la pillola del giorno dopo non è soggetta a prescrizione per le donne maggiorenni: possono recarsi in farmacia e fare richiesta di entrambi i farmaci. Le pazienti minorenni necessitano invece di prescrizione e, in tal caso, diventa ancor più prioritario un counseling adeguato.
Dispositivo intrauterino al rame
Vi è poi il dispositivo intrauterino – spirale al rame. Esso è un metodo contraccettivo “standard” che può essere applicato anche in situazioni di emergenza. Infatti se l’inserimento della spirale avviene entro le 48 ore dal rapporto non protetto ha un’efficacia del 99% nei confronti delle gravidanze indesiderate.
A differenza delle pillole, la spirale è efficace a prescindere dall’ovulazione, perché agisce direttamente sulla fecondazione e l’impianto.
La spirale, avvolta da fili di rame, libera i suoi ioni, che rendono inospitale l’ambiente uterino e tubarico impedendo quindi la sopravvivenza degli spermatozoi e rendendo impossibile la fecondazione.
Tuttavia, se le pillole possono essere considerate una soluzione “one shot”, la spirale, una volta inserita, può essere poi un vero e proprio metodo contraccettivo. Infatti il suo posizionamento e la sua rimozione vengono effettuati solo da un/a ginecologo/a dopo un’attenta visita ginecologica, e possono rimanere in sede fino a 3 anni. Non viene perciò preso in considerazione il posizionamento e la rimozione solo per evitare la gravidanza indesiderata di un singolo rapporto a rischio.
Le possibilità per tutelarsi in casi d’emergenza, quindi, esistono ed è importante esserne a conoscenza, per farne un utilizzo corretto ed efficace ma soprattutto consapevole. Anche da parte dei professionisti, un adeguato counseling alla contraccezione d’emergenza può e deve essere un’occasione per fornire uno sguardo più ampio sulle diverse possibilità contraccettive, per invitarci tutti ad una sessualità sicura.